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Rigenerazione urbana: il cambio d’abito dell’architettura

Sono sempre più frequenti i dibattiti sul clima, sulle tematiche ambientali e su una carente  coscienza civica e sociale.  L’attenzione a questi temi impone una riflessione anche su tutti quegli edifici , dismessi e abbandonati, delle nostre città. Strutture dalle grandi dimensioni che hanno ospitato nel loro passato fabbriche, rimesse per mezzi pubblici o addirittura centri sociali occupati. Oggi vorrei mostrarvi la rigenerazione urbana come modello di recupero volto a migliorare e a dare una nuova anima funzionale a immobili fantasma spesso dimenticati. Recuperare edifici esistenti riduce il consumo di suolo, obbiettivo chiave di tutte le politiche urbane sostenibili, e mette in mostra tutto il fascino degli edifici abbandonati, non solo quelli d’importanza storica.  Sono rimasta piacevolmente stupita dei numerosi progetti , fondi e iniziative social di supporto al recupero degli edifici abbandonati, di iniziativa sia pubblica che privata, tese a censire e riutilizzare per scopi culturali, oltre che abitativi, il grande patrimonio edilizio di città italiane ed europee.  Questi sono solo alcune delle rigenerazioni più riuscite:

  •  Maam & Metropoliz – Roma: questa è la seconda vita di un ex salumificio Fiorucci , in stato di abbandono, nella periferia di Roma est . La rigenerazione è riuscita a dargli una doppia vita : il Maam, uno dei più grandi musei d’Italia di arte contemporanea, e il Metropoliz  ovvero una città etica multiculturale. Il museo Maam e il Metropoliz, frutto di un’occupazione nel 2009, sono due realtà consolidate e autogestite che convivono sotto gli stessi tetti, all’interno di una grande comunità in cui si intrecciano amore, arte e solidarietà. La libertà di espressione, l’incontro tra diverse culture ed etnie e il diritto alla casa sono i capisaldi di questa fortezza abitativa chiamata Metropoliz, un vero e proprio condominio con eventi, incontri, appuntamenti settimanali, laboratori e percorsi educativi. Allo stesso tempo, sotto l’ala del curatore Giorgio De Finis, il museo Maam è diventato un luogo di arte e bellezza reso unico anche grazie alla presenza e al contributo di oltre 500 artisti.

 

  • Officine Grandi Riparazioni – Torino:  maestoso complesso industriale di fine Ottocento nel cuore di Torino, è stato protagonista della crescita della città per circa un secolo. A seguito della chiusura, avvenuta nei primi anni 90, l’abbandono e il degrado portano a prevederne la demolizione, poi scongiurata. Nel 2013 la Fondazione CRT acquista l’edificio a forma di H di circa 20.000 mq e 16 m di altezza, gli uffici e le aree scoperte e, tramite la Società OGR-CRT, ne avvia la riqualificazione. Mille sono stati i giorni di cantiere necessari a restituire alla città il nuovo cuore pulsante della creatività, della cultura e dello spettacolo proiettato verso il mondo. Cento milioni di euro investiti per la rinascita della “cattedrale” della storia industriale di Torino. Soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico, flessibilità degli spazi, accessibilità for all, sono i principi ispiratori del grande intervento di ristrutturazione e recupero delle OGR: da ex Officine per la riparazione dei treni a nuove Officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell’accelerazione d’impresa a vocazione internazionale.

 

 

  •  Lab+Piazza Gasparrotto Urban Living Lab – Padova: l’associazione  CO+ Coworking  nel 2014 ha avviato il recupero di alcuni immobili sfitti siti in Piazza Gasparrotto, da tempo luogo abbandonato e noto per essere punto di ritrovo per spacciatori e microcriminali, con il sostegno delle istituzioni locali e il pieno coinvolgimento della cittadinanza. LAB+ si inserisce nel contesto  per completare il progetto di rigenerazione urbana, portato avanti in questi anni, e aggiungere la trasformarmazione della Piazza  in uno spazio di co-progettazione vivente tra cittadini. Tra le principali attività:  il primo orto urbano fuori suolo della città , verrà  ampliato per altri 380 metri quadrati di fioriere; sarà  avviato un mercato settimanale di giovani agricoltori e, inoltre, migranti e popolazioni marginali saranno i protagonisti di un percorso di teatro sociale e di comunità  con interviste teatrali. Queste ultime  saranno replicate in spazi pubblici di altri quartieri in una rassegna annuale, rappresentate in un diario a fumetti grazie ad un percorso di storytelling di quartiere e fonte di ispirazione per la realizzazione di opere pubbliche.

  • Hangar Bicocca – Milano: uno spazio espositivo dedicato alla produzione e promozione di arte contemporanea a Milano. Nato come luogo dinamico e di sperimentazione artistica, vanta collaborazioni con artisti italiani e internazionali. Con un’estensione complessiva di 15000 mq, è situato nel quartiere industriale Bicocca, che deve il nome alla Bicocca degli Arcimboldi, una storica villa di campagna del Quattrocento, tuttora visibile. L’attuale destinazione di Hangar Bicocca è strettamente connessa alla sua storia, infatti appartiene a pieno titolo ad un caso eccellente di archeologia industriale. Nasce come riconversione dell’ex stabilimento Breda, azienda fondata nel 1886 e che operava nel settore metalmeccanico per la produzione di locomotive a vapore ed elettriche. Al 1903 risale lo spostamento degli stabilimenti alla Bicocca e l’ulteriore sviluppo, infine agli anni Ottanta il passaggio da Breda al Gruppo Ansaldo, con il quale comincia il processo di dismissione dell’area industriale a favore della riqualificazione del quartiere. Dopo alcuni anni di abbandono, nel 2004 il complesso Hangar Bicocca viene acquisito dal Gruppo Pirelli, da tempo legato al quartiere industriale milanese, che ne sancisce la destinazione a polo museale dell’arte contemporanea. Il quartiere Bicocca vanta oggi la presenza non solo di Hangar Bicocca, ma anche dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, del Teatro degli Arcimboldi e della Fondazione Pirelli.

  • I Gasometri – Vienna: nella periferia industriale della capitale austriaca,  distretto di Simmering, è possibile ammirare quattro grandi e inquietanti gasometri, utilizzati per quasi cento anni ,dal 1899 al 1984 ,come serbatoi di stoccaggio del gas e poi chiusi nel momento in cui la città passò al gas naturale. Nel 1984 quattro equipe di celebri architetti, decisero di intraprendere una progettazione volta al completo recupero dei quattro colossi, di cui sono state conservate solo le pareti frontali esterne in mattoni. Le strutture, completate nel 2001, sono ora meta dei turisti e di appassionati di architettura, e includono tra le altre cose una music hall che può ospitare fino a 3000 persone, un cinema, un dormitorio per studenti, un centro commerciale, ristoranti e molto altro ancora. Fidatevi vale davvero la pena andarli a vedere…

 

 

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